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Scale, accordi e pentagrammi, per diventare musicisti si va al Conservatorio

da | Nov 2014 | Non solo laurea | 0 commenti

Se amate la musica e suonare uno strumento è la vostra passione più grande, allora per voi il conservatorio è la scelta per eccellenza tra le alternative all’università. Appartenenti all’Alta Formazione Artistica e Musicale (AFAM), i circa settanta conservatori presenti in Italia, tra statali e privati legalmente riconosciuti,  propongono – accanto ai corsi pre-accademici – corsi di studio di durata triennale, al termine dei quali si ottiene un diploma equivalente alle laurea di primo livello. Terminato il primo ciclo, si può scegliere di proseguire con un ulteriore biennio, il cui diploma equivale alla laurea magistrale.

Anche se l’immaginario comune associa il conservatorio al canto lirico e agli strumenti da orchestra, l’offerta formativa di questi istituti è molto varia. Insieme ai corsi già citati, c’è l’indirizzo compositivo, per chi voglia imparare a scrivere musica, quello per diventare direttore d’orchestra, quello specifico per il jazz, ma anche quello per l’insegnamento della musica. E non mancano le proposte più “moderne”, con corsi dedicati alla musica elettronica e altri per la formazione dei tecnici del suono.

L’ammissione al conservatorio, va detto, è tutt’altro che semplice. Perché, anche se costituisce il requisito necessario per poter accedere ai corsi, non è sufficiente essere in possesso di un diploma di maturità, ma bisogna superare un test di competenza in campo musicale. E la concorrenza è solitamente piuttosto alta. Non è un caso se la scelta del conservatorio come alternativa all’università è spesso il proseguimento di un percorso di studio e pratica musicale intrapreso già da bambini e per cui si ha un talento naturale, visto che le abilità richieste sono di livello davvero elevato.

Una curiosità sul conservatorio è che nacque come ricovero per i bambini e i giovani bisognosi. Tra i primi a prendere vita, in Italia, quelli di Napoli (San Pietro a Majella), Venezia (B. Marcello), Palermo (Bellini). Tra i più prestigiosi, dalle tradizioni centenarie, bisogna citare anche il Giuseppe Verdi di Milano, il conservatorio omonimo di Torino, il G.B. Martini di Bologna e, soprattutto, l’Accademia di Santa Cecilia a Roma.

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