Studio USA: "La cocaina crea dipendenza perchè potenzia il cervello"
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Uno studio statunitense rivela: “La cocaina ‘potenzia’ il cervello, questo provoca dipendenza”

da | Ago 2013 | News | 0 commenti

Uno studio condotto da un team di ricercatori della Ernest Gallo Clinic and Research Center della University of California di San Francisco, negli Usa, ha scoperto quale meccanismo provoca la dipendenza da cocaina. Secondo quanto spiegato dagli studiosi, la polvere bianca ‘potenzia’ l’area del cervello deputata all’apprendimento e alla memoria e sarebbe proprio questo a portare – a lungo andare – a non potere più fare a meno dell’assunzione di questa sostanza stupefacente.

Alla conclusione che la cocaina provoca dipendenza perché ‘potenzia’ il cervello si è giunti osservando al microscopio le cellule cerebrali di alcuni topi cui era stato precedentemente somministrato un certo quantitativo della sostanza. Nel giro di un paio di ore, si è così osservato che nella corteccia frontale di questi animali era aumentata la densità delle spine dendritiche, ovvero di quelle strutture che si ramificano a partire dal neurone e che risultano fondamentali per la comunicazione tra i neuroni stessi.

Oltre a scoprire che la cocaina ‘potenzia’ alcune aree del cervello, i ricercatori americani hanno individuato un certo legame tra la creazione di nuove spine dendritiche e la dipendenza dallo stupefacente: infatti, più è alta la presenza di queste nuove strutture nella corteccia frontale, più si sente bisogno di far ricorso alla polvere bianca. In sostanza, “i consumatori di droga – spiega Linda Wilbrecht, prima autrice della ricerca – a lungo termine mostrano una riduzione della funzionalità della corteccia frontale in relazione a stimoli o compiti comuni, mentre la funzionalità aumenta in risposta ad attività o informazioni relative alla droga”.

In questa maniera, potenziando la creazione di nuove spine dendritiche, la cocaina andrebbe a rappresentare una specie di super-stimolo in grado di rinforzare l’apprendimento legato all’esperienza del consumo dello stupefacente. Scoperto ciò, si potrebbe ora più facilmente individuare, spiega ancora Wilbrecht, “il meccanismo tramite cui il cervello dei tossicodipendenti risponde agli stimoli legati alla droga”.

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