Università turche: 5mila accademici cacciati e 15 atenei chiusi dopo golpe
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5mila accademici cacciati dalle università turche da Erdogan. 15 gli atenei chiusi

da | Feb 2017 | News | 0 commenti

Sono stati accusati di avere legami con colui che è accusato di essere il mandante del tentato colpo di stato dello scorso 15 luglio, Fethullah Gulen, e per questo sono stati cacciati dalle università turche. Il portale Bianet ha diffuso i numeri relativi alle epurazioni successive alla dichiarazione dello stato di emergenza seguito al presunto golpe per rovesciare il governo di Erdogan: in 4.811 tra professori e ricercatori sono stati allontanati dagli atenei del paese e ben 15 università sono state chiuse.

L’ultimo decreto contenete le liste di accademici sgraditi è stato pubblicato ieri. Al suo interno c’erano 330 nuovi nomi da epurare. Di questi, fa sapere sempre Bianet, almeno 115 erano tra i firmatari dell’appello dell’anno scorso denominato “Accademici per la pace”, che criticava le operazioni di Ankara contro i curdi del PKK nel Sud-Est del paese, chiedendo che si cercasse una soluzione pacifica alla questione. I presunti legami con Gulen e la colpa di aver sostenuto il documento appena citato sono le motivazioni alla base anche della chiusura di 15 delle 191 università turche operanti al momento del colpo di stato.

I quasi 5mila che sono stati cacciati dalle università turche ingrossano il numero di quanti hanno dovuto fare i conti con la dura risposta di Erdogan al tentato golpe. In tutto sono oltre 40mila le persone arrestate e 130mila sono quelle allontanate dalle pubbliche amministrazioni da quando, il 20 luglio scorso, è entrato in vigore lo stato di emergenza.

In virtù delle leggi speciali adottate, nei quasi otto mesi trascorsi dal fallito colpo di stato la Turchia ha intrapreso una deriva autoritaria che ha di fatto annullato ogni possibilità di libertà di espressione e di opinione, colpendo principalmente la stampa e gli intellettuali. Sempre più voci si scagliano contro le violazioni dei diritti umani che stanno avvenendo per volere di Ankara, ma il ruolo strategico di Erdogan nella questione siriana e in quella dei migranti frena le reazioni di importanti partner internazionali. Prima tra tutti, l’Unione Europea.

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