Censis: "L'istruzione? Non è più strumento di mobilità sociale"
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“Scuola e università? Non sono più strumenti di mobilità sociale”. L’allarme del Censis

da | Giu 2014 | News | 0 commenti

L’istruzione sta perdendo la propria capacità di essere strumento di mobilità sociale: a lanciare l’allarme è il Centro Studi del Censis. E, mentre scuola e università perdono sempre più la funzione di riequilibrio sociale, crescono sfiducia e abbandono scolastico e aumenta il numero dei diplomati che si iscrivono in un ateneo straniero.

La mobilità sociale riguarda ormai un esigua percentuale di giovani che fanno il primo ingresso nel mondo del lavoro: soltanto 16,4 ragazzi ogni 100, tra quelli nati tra 1980 e 1984, hanno migliorato la propria condizione di partenza. Piuttosto, assistiamo al preoccupante fenomeno inverso: la mobilità discendente rispetto alla fascia socio-economica di provenienza è toccata a 29,5 ragazzi su 100.

Meno mobilità sociale, secondo il Censis, equivale anche a meno fiducia, e quindi più abbandono degli studi. Con cifre allarmanti: 164mila studenti dispersi negli ultimi 5 anni e ben 2,8 milioni negli ultimi 15. Di cui si stima che soltanto 700mila abbiano trovato lavoro o proseguito con la formazione professionale o altre forme di istruzione presso realtà non statali. E anche questa piaga è una piaga socialmente connotata: solo 2,9 su 100 i figli dei laureati che abbandonano gli studi; 7,8 per cento tra i figli dei diplomati; 27,7 per cento tra i figli di genitori fermatisi alla scuola dell’obbligo.

Il calo degli iscritti alle università negli ultimi conferma la tendenza, e pone l’Italia a un 20,3 per cento di laureati tra i 30-34enni, sotto di ben 14 punti rispetto alla media UE (34,6 per cento). Ma, mentre sempre meno diplomati si iscrivono a un ateneo italiano, sale il numero di quelli che scelgono un’università straniera: dai più di 41mila del 2007 si è passati ai più di 62mila del 2011 (+51,2 per cento).

Ma a essere in crisi, continua il Censis, non è solo la formazione accademica: a perdere progressivamente la funzione di strumento di mobilità sociale è l’istruzione in toto. Fin dall’asilo, con servizi attivati soltanto da 55 comuni italiani su 100 e in grado di coprire, in media, soltanto il 13,5 per cento dei potenziali utenti – e dati assai eterogenei sul territorio nazionale, dalle isole felici di Torino e Milano alle pecore nere Roma e Palermo.

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