Ologrammi dallo smartphone, intervista vincitori Nup 2006
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Ologrammi dallo smartphone, il progetto premiato al Nup 2006

da | Apr 2011 | News | 0 commenti

“Quando il nostro professore ci ha detto che partecipare ci avrebbe cambiato la vita non gli credevamo. Invece è andata proprio così”. A cinque anni di distanza, i vincitori dell’edizione 2006 sono ancora entusiasti per l’occasione offerta loro dal Nokia University Program. Giuseppina Bisceglia di Manfredonia, Roberto Marchesani di San Giovanni Rotondo, laureati in Economia informatica, e Daniela Di Placido di Sulmona, laureata in Economia aziendale erano all’Università di Pescara all’epoca. Andrea Prencipe, docente di Economia e Gestione delle imprese alla facoltà di Economia dell’ateneo abruzzese, gli ha “assegnato” come esercitazione la partecipazione al Nup, promettendo quattro crediti formativi a chi avesse portato a termine un progetto per l’evento. “Il giorno in cui ci siamo divisi in gruppi sono perfino arrivato in ritardo – ricorda oggi Roberto Marchesani –. Quindi mi sono unito alle mie colleghe per puro caso”.

Roberto, come siete arrivati poi a definire il progetto presentato al Nokia University Program?
Quell’anno per la prima volta Nokia proponeva il tema della convergenza digitale. Allora abbiamo pensato di mettere a punto un cellulare che consentisse la comunicazione ‘face to face’ tra gli interlocutori superando l’approccio dello schermo. Ci siamo chiesti: “Perché limitare la fruizione di una videochiamata a uno schermo di pochi pollici?”. Così ci siamo messi al lavoro con l’obiettivo di rendere più umana la conversazione combinando tecnologie diverse.

L’ologramma è la vera novità del vostro progetto. Come funziona?
Con un proiettore all’elio che creava immagini nello spazio senza alcun tipo di supporto abbiamo pensato di proiettare il contenuto dello schermo: in pratica uno smartphone a ologrammi. All’epoca non c’erano cellulari che proiettavano immagini, solo oggi – grazie ai bassi consumi della tecnologia led – si comincia a vedere qualcosa del genere. Il Nokia Hips (Hologram integrated phone system), questo il nome dato all’apparecchio, prevede anche una funzionalità touch screen consente di interagire con gli oggetti proiettati, in modo da simulare l’utilizzo un mouse o una tastiera. Oltre all’immagine dell’interlocutore, l’apparecchio consente di proiettare nell’aria sms, mms, foto, e-mail e qualsiasi forma di reportistica aziendale come diagrammi e grafici.

Quanto è durata la fase di progettazione e preparazione del piano di marketing?
Tra selezioni universitarie e nazionali abbiamo lavorato quasi un anno, sfruttando ogni momento a disposizione per raffinare il progetto. Per presentarlo abbiamo giocato sul “fattore stupore”. Non avevamo coscienza di aver fatto un lavoro di buon livello, fino a quando non ci hanno detto da più parti che il contenuto e la forma della nostra proposta rappresentavano un’esperienza sconvolgente.

L’idea vi sembrava spendibile sul mercato?
Uno dei requisiti imposti da Nokia era proprio la fattibilità. E noi avevamo i problema di integrare una tecnologia dispendiosa in termini di energia. Per questo abbiamo pensato a una realizzazione in due fasi. La prima prevedeva l’accostamento al cellulare di una base cordless che faceva da vero e proprio proiettore: era la base dunque a produrre l’energia necessaria. In un’ottica di lungo periodo poi sarebbe stato il cellulare stesso a proiettare le immagini senza bisogno di altri supporti.

Come ricorda l’esperienza al quartier generale di Nokia a Helsinki?
Un’occasione unica, di quelle che rimangono impresse. Parliamo del cuore pulsante di un’azienda che già ai tempi era al top. Siamo entrati a contatto con un ambiente lavorativo molto giovane e quindi meritocratico e aperto all’innovazione. Insomma, non è una possibilità che ai giovani italiani capita spesso.

La la partecipazione al Nup ha avuto ricadute sulla sua formazione e sul suo iter professionale?
Quando il mio prof ci diceva che la partecipazione al Nokia University Program ci avrebbe cambiato la vita non davamo peso alle sue parole. Poi è accaduto davvero. Per me come per le mie colleghe quella riga sul curriculum è stata molto utile. Sia quando ho fatto le prime esperienze al centro di ricerche Fiat sia alla Honda Italia il “passaggio” del Nokia University Program ha contato molto. E anche la mia attuale occupazione presso Banca Apulia ha molto a che vedere con le cose imparate durante quell’anno di lavoro.

Consiglierebbe ad altri studenti di partecipare al Nokia University Program? Che idea si è fatto dell’iniziativa?
Tutti i giovani dovrebbero provare esperienze di questo tipo, assolutamente. Aiutano a mettersi alla prova e a emergere: quando mi sono messo al lavoro nel gruppo all’università non immaginavamo di avere tra le mani un’idea vincente. E avere a 22-23 anni l’opportunità di misurarsi con gli altri, imparare a essere competitivi, è un gran vantaggio. Anche perché è così che funziona nelle realtà professionali.

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