Una ricerca americana: "Gli amici hanno Dna simile"
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Amici si è nel Dna: lo rivelano due ricercatori americani

da | Lug 2014 | News | 0 commenti

L’amicizia è una questione genetica. Parola di uno studio americano – condotto da un ricercatore dell’Università della California di San Diego, James Fowler, e di uno dell’Università di Yale, Nicholas Christakis – secondo cui due amici condividerebbero lo 0,1 per cento di Dna in più rispetto a due sconosciuti. Anche di più di due cugini di quarto grado, ovvero di due persone che hanno in comune una coppia di nonni dei loro bisnonni. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Pnas.

In particolare, per giungere alla conclusione che gli amici hanno Dna simile, gli scienziati americani hanno esaminato il corredo genetico di circa duemila individui, gli stessi coinvolti tra gli anni ’70 e i primi del nuovo secolo nel Framingham study. Si tratta di uno studio durante il quale si sono raccolte parecchie informazioni sui rapporti di amicizia tra i partecipanti, ritornate adesso utili per spiegare finalmente che cosa spinge due sconosciuti a stringere un legame, per quale motivo riescono a ritrovarsi e condividere più interessi rispetto ad altri.

I due ricercatori americani sono riusciti a rilevare la similarità esistente fra due amici, in certi casi riuscendo perfino a individuarne la localizzazione (ad esempio, hanno scoperto che i geni più spesso condivisi da due persone legate da un’amicizia sono quelli che controllano l’olfatto), concentrandosi su quasi 500mila punti del Dna. Ma a parte questo, non si è riusciti ad andare oltre: i meccanismi alla base di questo fenomeno rimangono, infatti, ancora sconosciuti e poco chiari.

Per tentar di spiegare le similarità riscontrate, però, non mancano alcune ipotesi. Il ricercatore Fowler, ad esempio, ipotizza che i geni simili aumentino le possibilità di incontrarsi spingendo a frequentare gli stessi ambienti oppure che corrispondano ad avere capacità molto simili in ambito lavorativo. Secondo lo scienziato americano, inoltre, tale similarità potrebbe essere il risultato di un processo evolutivo che ha portato a sviluppare taluni determinati tratti comportamentali, come l’altruismo.

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