Abbigliamento catarifrangente non aumenta la sicurezza in bicicletta
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L’abbigliamento catarifrangente? Secondo l’Università di Nottingham, non aumenta la sicurezza di chi va in bicicletta

da | Ott 2013 | News | 0 commenti

L’abbigliamento catarifrangente – o fluorescente – non aumenterebbe la sicurezza di chi va in bicicletta: lo sostiene un recentissimo studio condotto dall’Università di Nottingham, in Inghilterra. Una cattiva notizia per molti, anche per numerosi studenti. La bici, infatti, è un mezzo di trasporto molto amato e diffuso, e in molte città universitarie è il sistema di locomozione preferito. Per i ciclisti, però, gli incidenti sono sempre dietro l’angolo, anche a causa della poca disciplina degli automobilisti, e trovare metodi per evitarli è essenziale.

In realtà, gli indumenti e gli accessori catarifrangenti o fluorescenti non sono stati del tutto ‘bocciati’, ma, secondo i ricercatori dell’Università di Nottingham, non ci sarebbero prove sufficienti per sostenere che indossarli porti a una riduzione degli incidenti in bicicletta. Lo studio dell’ateneo inglese è consistito in un confronto relativo ai dati di ciclisti coinvolti (e non coinvolti) in incidenti stradali, poi classificati in base a parametri quali le caratteristiche della singola persona e il livello di pericolosità del tragitto percorso.

Così è emerso che quelli che sono i principali accorgimenti di quella che viene definita ‘sicurezza passiva’ – tra cui, appunto, indossare abbigliamento catarifrangente, o anche il casco – e persino avere una grande esperienza di guida del mezzo, non necessariamente comportano l’essere meno soggetti a incidenti stradali. Insomma, secondo il parere degli studiosi britannici non sono emersi risultati abbastanza significativi per stabilire una correlazione con la riduzione del numero di incidenti. Come dire che non esistono precauzioni che consentano di aumentare la sicurezza dei ciclisti.

Ma è possibile davvero che l’abbigliamento catarifrangente non migliori la sicurezza sulla strada? Va detto, per inciso, che lo studio dei ricercatori dell’Università di Nottingham ha tenuto conto del contesto ambientale inglese, che nello studio stesso non si fa cenno alla minore o maggiore gravità degli incidenti e che come mezzo di trasporto è presa in considerazione solo la bicicletta.

Tuttavia, a parziale difesa della tesi del gruppo di ricerca dell’Università di Nottingham, sembrerebbe che davvero l’esperienza alla guida del mezzo non protegga dagli eventi infausti, basti ricordare quanto accaduto al campione britannico Bradley Wiggins, che lo scorso anno – fresco di vittoria al Tour del France e medaglia d’oro alle Olimpiadi di Londra nella gara a cronometro – fu investito da un automobilista mentre si allenava sulle strade del Lancashire.

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